mercoledì 22 ottobre 2008

Costruiamo la comunità

Una comunità deve avere un qualsiasi progetto. Se delle persone decidono di vivere insieme senza specificare i loro scopi, né essere chiari sui perché della loro vita comune, ci saranno molto presto dei conflitti e tutto crollerà. Le tensioni nella comunità vengono dal fatto che le persone si aspettano cose molto diverse e non mettono a verbale le loro aspettative. Si scopre presto che quello che le une e le altre volevano era molto diverso. Immagino che sia la stessa cosa nel matrimonio. Non si tratta semplicemente di voler vivere insieme. Se si vuole che questo duri, bisogna sapere quello che si vuole fare insieme, quello che si vuole essere insieme.
Questo implica che ogni comunità debba avere una carta o un progetto di vita che specifichi il perché si vive insieme, e quello che ci si aspetta da ciascuno.

«sono convito che la vita comunitaria non possa fiorire che se esiste per uno scopo al di fuori di essa. Essa non è possibile che come conseguenza di un impegno profondo verso un'altra realtà, al di là di quella di essere una comunità»

Più una comunità è autentica e creativa nella sua ricerca dell'essenziale, e più i suoi membri, chiamati a superarsi, tendono a unirsi. Al contrario, più una comunità diventa tiepida nei confronti del suo scopo iniziale, e più l'unità tra i suoi membri rischia di sbriciolarsi e possono apparire delle tensioni. I membri non parlano più di come rispondere meglio alla chiamata di DIO e dei poveri, ma di se stessi, dei loro problemi, delle loro strutture, della loro ricchezza e povertà, ecc. C'è un intimo legame tra i due poli della comunità:
- il suo scopo

- l'unità fra i suoi membri.

Una comunità diventa veramente una e radiosa quando tutti i suoi membri provano un senso di urgenza. C'è nel mondo troppa gente senza speranza, troppi gridi lasciati senza risposta, troppe persone che muoiono nella loro solitudine. è quando i membri di una comunità si rendono conto di non essere lì per se stessi né per la loro piccola santificazione, ma per accogliere il dono di DIO o perché DIO venga a dissetare i nostri cuori aridi, che vivono pienamente la comunità. Una comunità deve essere una luce in un mondo di tenebre, una sorgente nella Chiesa e per gli uomini. Non abbiamo il diritto di essere tiepidi. Una comunità non è tale che quando la maggioranza dei suoi membri sta facendo il passaggio da:
- la comunità per me -

a:

- io per la comunità -

cioè quando il cuore di ognuno si sta aprendo ad ogni membro, senza esclusione di nessuno. è il passaggio dall’egoismo all’amore, dalla morte alla resurrezione: è la pasqua, il passaggio del Signore, ma anche quella della liberazione interiore. La comunità non è coabitazione, perché questa è una caserma o un albergo. non è una squadra di lavoro e ancor meno un nido di vipere! è quel luogo in cui ciascuno, o piuttosto la maggioranza (dobbiamo essere realisti!), sta emergendo dalle tenebre dell’egocentrismo alla luce dell’amore vero.

«Non concedete nulla allo spirito di partito, nulla alla vanagloria, ma ognuno per umiltà stimi gli altri superiori a sé:nessuno ricerchi i propri interessi, ma piuttosto ognuno pensi a quelli degli altri»
(Fil 2, 3-4)

L’amore non è né sentimentale né un’emozione passeggera. è un’attenzione all’altro che a poco a poco diviene impegno, riconoscimento di un legame, di un’appartenenza vicendevole. è ascoltare l’altro, mettersi al suo posto, capirlo e interessarsene. è rispondere alla sua chiamata e ai suoi bisogni più profondi. è compatirlo, soffrire con lui, piangere quando piange, rallegrarsi quando si rallegra. Amare vuol dire essere felici quando l’altro è lì, tristi quando è assente; è restare vicendevolmente l’uno nell’altro, prendendo rifugio nell’altro.

«L’amore è una potenza unificatrice»

Se l’amore è essere teso verso l’altro, è anche e soprattutto tendere entrambi verso le stesse realtà; è sperare e volere le stesse cose; è partecipare alla stessa visione, dello stesso ideale. E, con questo, è volere che l’altro si realizzi pienamente secondo le vie di DIO e al servizio degli altri; è volere che sia fedele alla sua chiamata, libero di amare in tutte le dimensioni dell’essere suo. Abbiamo qui i due poli della comunità:

- un senso di appartenenza gli uni agli altri -

- ma anche un desiderio che l’altro vada oltre nel suo dono a DIO e agli altri, che sia più luminoso, più profondamente nella verità e nella pace -

«L’amore longanime; l’amore è servizievole; non è invidioso; l’amore non si gonfia, non si vanta; non fa nulla di sconveniente, non reca il suo interesse, non si irrita non tiene conto del male ricevuto, ma mette la sua gioia nella verità. Scusa tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta tutto».
(1 Cor 13, 4-7)

Perché un cuore faccia questo passo dall'egoismo all'amore, dalla «la comunità per me» a «io per la comunità», e la comunità per DIO e per quelli che sono nel bisogno, occorrono tempo e molteplici purificazioni, delle morti costanti e nuove resurrezioni. Per amare, bisogna incessantemente morire alle proprie idee, alle proprie suscettibilità, alle proprie comodità. La via dell'amore è tessuta di sacrifici. Nel nostro inconscio le radici dell'egoismo sono profonde; costituiscono spesso le nostre prime reazioni di difesa, di aggressività, di ricerca del piacere personale.
Amare non è soltanto un atto volontario in cui si porta pazienza per controllare e superare la propria sensibilità, (è un inizio), ma è una sensibilità e un cuore purificati che vanno spontaneamente verso l' altro. E queste purificazioni profonde non si realizzano che grazie a un dono di DIO, una grazia sgorgata dal più profondo di noi stessi, là dove risiede lo Spirito.

«Toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne, e metterò in voi il mio spirito»
(Ez 36, 26)

Gesù ci ha promesso di mandarci lo Spirito Santo, per comunicarci questa nuova energia, questa nuova forza, questa qualità del cuore che fanno si che si possa accogliere veramente l'altro - perfino il nemico - così com'è: sopportare tutto, credere tutto, sperare tutto. Imparare ad amare richiede tutta una vita, perché occorre che lo Spirito Santo penetri in tutti gli angoli del nostro essere, tutte quelle parti in cui ci sono paure, timori, difese, gelosie. la comunità comincia a formarsi quando ognuno fa uno sforzo per accogliere e amare ciascuno degli altri così come egli è.

«Accoglietevi a vicenda come il Cristo ha accolto voi»

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